Francesca Mengozzi

Una foto di Francesca Mengozzi.

Nata il 7 dicembre 1983 a Pistoia, Francesca Mengozzi è un’artista italiana. Dopo aver concluso gli studi presso la Scuola Internazionale di Comics di Firenze, comincia a lavorare come artista freelance.

La sua carriera come colorista e sceneggiatrice comincia nel 2007 con la Vittorio Pavesio Productions. Negli anni successivi lavorerà anche per l’Ankama Editions, Mytico e saldaPress.

Al giorno d’oggi insegna presso il Corso di Fumetto Montemurlo. In oltre collabora con diverse case editrici, fra cui la Edizioni Dentiblù.

Copertina di “Tatini”, una delle tante storie create da Francesca Mengozzi in collaborazione con Giovanni Marcora.


Dopo aver parlato della sua biografia, entriamo nel vivo della nostra recensione. Ho conosciuto quest’artista durante il Napoli Comicon 2016. Ero davanti allo stand della Edizioni Dentiblù quando i miei occhi si sono posati su un fumetto in particolare: Kill The Granny 2.0.

Lo presi e cominciai a sfogliarlo. Era la storia di un gatto che cercava vendetta verso la sua anziana padrona. Metteva in atto i suoi piani, ma non andavano mai in porto. L’idea mi piacque così tanto che decisi di acquistarlo e di farmelo dedicare. E’ da quel giorno che seguo la produzione sua e di Giovanni Marcora.

Apprezzo Francesca Mengozzi principalmente per due aspetti. Il primo è emerso poco fa ovvero la genialità. Non ho mai avuto occasione di leggere le sceneggiature delle sue produzioni, ma scommetto che sono tutte fantastiche, ricche di elementi che magari a un primo sguardo non ci fai tanto caso nella versione fumettistica.

Una pagina del primo volume di Kill The Granny 2.0, fumetto a cui Francesca Mengozzi ha lavorato insieme a Giovanni Marcora.

Il secondo aspetto riguarda sicuramente lo stile di disegno, in particolare la colorazione. Quando mi fu fatta la dedica sia sul primo che sul secondo volume di Kill The Granny 2.0, osservai con quanta delicatezza e precisione usasse non soltanto la matita ma anche gli acquarelli. Più osservo le dediche, più ci vedo una colorazione soft e leggera (arricchita da un uso magistrale di luci ed ombre), capace di trasmettere qualcosa. Può trattarsi di un’emozione negativa oppure positiva a seconda del personaggio rappresentato. E nel caso di un gatto emerge lo “scazzo” tipicamente felino.

Da poco ho scoperto l’esistenza di altre sue produzioni e cercherò di recuperarle in qualche modo. Se ciò che quest’artista racconta fa al caso vostro, vi consiglio di seguirla perché ne vale davvero la pena. Penso di aver detto tutto ciò che c’era da dire, quindi la nostra recensione termina qui. A presto miei cari Sognatori e mie care Sognatrici e ricordate: “sognare significa viaggiare e viaggiare significa vivere mille avventure“.

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