Il richiamo della foresta

La copertina proposta da Fabbri Editore per Il richiamo della foresta.

Il richiamo della foresta – The Call of the Wild in lingua originale – è un romanzo scritto da Jack London e pubblicato nel 1904. Racconta la storia di Buck, un cane nato dall’unione tra un San Bernardo e un Cane Pastore Scozzese. Vive in una fattoria della California, finché un giorno il giardiniere lo vende di nascosto a un brutale e losco trafficante, il quale lo porterà nel Klondike per soddisfare la richiesta sempre più alta di cani da slitta per la “corsa all’oro”.
Lì comincia la sua vita come cane da slitta e subisce maltrattamenti da parte dell’uomo secondo la “legge della zanna e del bastone”. In oltre si trova anche a doversi difendere dall’attacco degli altri cani, in particolare da Spitz, il capobranco che successivamente affronterà e ucciderà, diventando di conseguenza lui il nuovo leader della muta.
Dopo essere passato da un proprietario all’altro e dopo aver subito tanti maltrattamenti, viene salvato da un cercatore d’oro di nome John Thorton e va a vivere con lui ai margini della foresta, dove l’uomo sta cercando una miniera abbandonata. In quel luogo comincia a sentire il richiamo della foresta, che si fa così forte da spingerlo anche a entrare in contatto con i suoi parenti antichi e ancestrali: i lupi. Quando torna dal suo padrone, scopre che lui e gli altri sono stati uccisi dai Nativi Americani del posto e, dopo averli vendicati, torna nella foresta e si unisce al branco di lupi, diventandone il leader.

Buck insieme a John Thornton in Il richiamo della foresta.

Dopo aver parlato della trama, passiamo alle considerazioni personali. Mentre in Zanna Bianca si passa dalla vita selvatica a quella domestica, in Il richiamo della foresta avviene esattamente il contrario. Buck ci è stato presentato come un cane da compagnia e probabilmente anche da pastore, ma, quando entra in contatto con una realtà diversa dalla precedente, si trasforma in un cane selvatico. La vita dura e selvaggia proposta dal Klondike risveglia nel nostro protagonista un istinto sopito nel tempo (e forse addirittura dimenticato) e, quando non ha più nessun legame con la civiltà, decide di rispondere a quel richiamo ancestrale e di tornare ad essere un figlio della foresta, così come erano i suoi antenati tanti ma tantissimi anni fa prima di lui.
Anche in questa storia Jack London è stato bravissimo a raccontarla dal punto di vista di un animale, che vede cambiare improvvisamente la sua vita da un giorno ad un altro e non gli è facile trovare una spiegazione a tutto questo. Ed anche qui si affrontano alcune tematiche che abbiamo già visto in Zanna Bianca, in particolare il tema della violenza, messo ben in evidenza dai maltrattamenti che il nostro protagonista subisce sia dagli uomini che dagli altri cani (questi ultimi potrebbero essere tranquillamente giustificati perché sono animali e seguono il loro istinto).
La nostra recensione su Il richiamo della foresta termina qui.
A presto miei cari Sognatori e mie care Sognatrici e ricordate: “chi sogna, viaggia”.

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