La fattoria degli animali

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Manifesto/Copertina di La fattoria degli animali.

La fattoria degli animali – Animal Farm in inglese – è un romanzo scritto da George Orwell. Allegoria del regime totalitario di Stalin,
racconta la storia della Fattoria Padronale, gestita da un uomo di nome Jones. Questo proprietario trascorre la maggior parte del tempo a bere e non si prende granché cura dei suoi animali.
Una notte il Vecchio Maggiore – il maiale più anziano della fattoria –  organizza una riunione, in cui esorta gli animali ad accogliere e fare la rivoluzione quando il suo vento arriverà e insegna loro anche un canto, chiamato “Animali d’Inghilterra“.
Qualche tempo dopo la rivoluzione arriva e gli animali trovano la forza e il coraggio per prendersi la fattoria. A governarla e gestirla, saranno i maiali capeggiati da Palla di Neve e Napoleone. Per una civile convivenza, vengono scritti ben sette comandamenti. Il più famoso è “tutti gli animali sono uguali”.
In un primo tempo sembra che la Fattoria degli animali – si, l’hanno ribattezzata con tanto di bandiera con sopra un corno e uno zoccolo incrociati, allegoria del comunismo – vada a gonfie vele. Sarà così finché un evento non ne guasterà l’equilibro: il ritorno del signor Jones. Stanco di essere preso in giro da chi frequenta il Leone Rosso, decide di riprendersi la fattoria ma non ci riesce. Ed è da questo momento in poi che i rapporti fra i due maiali guida cominciano ad inasprirsi. E un bel giorno durante l’ennesima litigata per la costruzione di un mulino a vento, Napoleone userà i suoi cani addestrati per cacciare via il rivale, che non farà più ritorno nella fattoria e anzi diventerà il capro espiatorio per ogni azione o decisione che il nuovo leader prenderà. Ed è così che la Fattoria degli animali comincia a vivere il suo periodo buio, più nero e oscuro di quando c’erano gli umani. Chiunque osa ribellarsi, non fa una bella fine e ci pensa Clarinetto – il propagandista di Napoleone – a tenere a bada la folla, raccontando loro quelle che possono essere definite come mezze verità oppure falsità totale. Mentre gli animali vivono nella povertà e sofferenza assoluta, i maiali cominciano a comportarsi sempre più come gli esseri umani finché un giorno arrivano a camminare e a vivere esattamente come loro.

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L’ultimo codice presente nel libro La fattoria degli animali.

Dopo aver raccontato la trama, passiamo alle considerazioni personali. La fattoria degli animali è un libro che ho letto al liceo e devo ammettere che mi è piaciuto un sacco, perché mi ha regalato tante emozioni e soprattutto mi ha permesso di riflettere su tante cose. Dal momento che si tratta di un’allegoria del totalitarismo – in particolare staliniano -, mi è stato impossibile non provare dispiacere e rabbia nei confronti sia degli altri animali, che di Napoleone. Mi è dispiaciuto vedere la cocciutaggine di alcuni animali, in particolare di Boxer – il cavallo da tiro che rappresenta il mondo dell’operaio e del lavoratore – che spende tutta la sua esistenza nella realizzazione del mulino a vento, senza chiedersi che cosa ci fosse davvero dietro a tutto questo. I suoi slogan erano “lavorerò di più” e “Napoleone ha sempre ragione“, che verranno sfruttati anche dopo la sua morte, pervenuta attraverso il macello. E Beniamino? Era uno degli animali che sapeva leggere e sapeva benissimo cosa stesse accadendo, ma non ha fatto nulla per cambiare le cose. Rappresenta il classico cinico che non crede in nessun governo, ma è rassegnato al susseguirsi degli eventi quindi non agisce. E per quanto riguarda Napoleone e i maiali che lo seguono, ho provato solo e soltanto rabbia. E’ un dispotico, un odioso opportunista che alla prima occasione ha preso il potere e adesso governa con la paura e con la violenza. E nessuno è capace di ribellarsi a tutto questo.

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L’incidente di Boxer in La fattoria degli animali.

Anche se è stato pubblicato nel 1945, La fattoria degli animali è un libro con una storia dannatamente così attuale da far gelare davvero il sangue. Ciò che viene narrato, esiste ancora oggi in realtà diverse da quella nostra e spesso sotto altre forme qui da noi, che stiamo attraversando questa dannata crisi economica. Ogni giorno vedo la mia gente, il mio popolo soffrire perché non si riesce a trovare lavoro – figuriamoci a tenerselo – e a vivere quella che può essere considerata come un’esistenza dignitosa. C’è chi non riesce ad arrivare a fine mese, chi si ritrova a vivere per strada e così via. A volte si parla di rivoluzione. A volte sento dire “i giovani dovrebbero fare la rivoluzione”. E io mi chiedo: servirebbe? Sicuramente si, se vogliamo cambiare davvero il nostro paese verso un futuro migliore. Peccato che come questi animali nessuno di noi abbia il coraggio di farlo, perché non c’è unione e ognuno pensa solo ed esclusivamente a sé stesso. Nessuno è disposto a perdere quel poco di agiatezza che ha e ci basta chinare la testa, seguendo così il principio dell’arte di arrangiarsi ovvero della sopravvivenza.
La nostra recensione su La fattoria degli animali termina qui. A presto miei cari Sognatori e mie care Sognatrici e ricordate: “chi sogna, viaggia”.

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